Giorgio Napolitano impone ai partiti tempi rapidissimi per la soluzione dell'impasse politica e già stasera si dovrebbe avere il nome del presidente del Consiglio incaricato.

(da Luca Sappino)
Anche Cristiana Alicata, blogger e dirigente renziana del Pd, che aveva sostenuto la candidatura di Rodotà, apre all'ipotesi Renzi premier. E su facebook scrive: «Un governo a tempo, fatto da tutte persone nuove, che riappacifichi il Paese e faccia le riforme necessarie per tornare al voto tra un anno e che cerchi sponda legge per legge in tutto il parlamento e non solo in una parte». Deve insomma dire sì, Renzi, «se è un governo con nomi nuovi, critici verso i loro stessi partiti, come quello di Giorgia Meloni».

Intanto a Roma, il Pd, a un mese dal voto, decapita la propria segreteria, a cominciare dal segretario Marco Miccoli, neodeputato bersaniano. La motivazione ufficiale è quella dell'«incompatibilità» tra l'elezione alla Camera e il ruolo in segreteria. Sullo sfondo però ci sarebbe un ricorso dei renziani per l'esclusione di alcuni nomi dalle liste per le municipali.
da Luca Sappino

Particolarmente significativo, fra gli altri sì, il via libera a Renzi dato dal capogruppo Pd alla Camera Roberto Speranza, bersaniano: "Il nome di Renzi incontra senz'altro il favore del Pd perché è una personalità di primissimo piano e trova un'assoluta sintonia con la dirigenza del partito". La formula magica è: assoluta sintonia. Assoluta.

Il tweet del giorno "dedicated to Pd", quello di Fabrizio Rondolino (ex spin doctor e portavoce di D'Alema): "Caro @matteorenzi, non fare l'errore di D'Alema (e nostro): a palazzo Chigi si arriva soltanto per la strada maestra delle elezioni".